01 Ottobre

Il laboraotrio come spazio protetto è una condizione indispensabile per il buon lavoro sia di noi conduttori sia dei partecipanti.

In qualsiasi contesto ci troviamo a lavorare dobbiamo garantire all'intero gruppo lo spazio adeguato per ciò che proponiamo. E' inoltre fondamentale che  ci siano un rituale di apertura e un rituale di chiusura che rendano lo spazio laboratoriale una nicchia chiusa dove una persona può entrare interamente con tutti i suoi pensieri e con il suo essere e poi uscirne altrettanto liberamente senza portarsi a casa un eccessivo carico di emozioni, ma la giusta dose di consapevolezza.

E' per questo che ogni laboratorio inizia sempre con un "rito" ovvero con delle azioni che si ripetono di lezione in lezione. Diventa un modo rassicurante per condurre i partecipanti verso l'atto creativo senza lanciarli direttamente nello sconosciuto. Allo stesso modo il rituale di chiusura è un momento che alleggerisca il lavoro fatto e che riporti tutti alle loro vite senza un bagaglio di sensazioni troppo pesante. E' giusto portarsi a casa poco alla volta.

Lo spazio protetto del laboratorio è inoltre uno spazio dove non si giudica e non ci si giudica: tutto è giusto. Quando sono a contatto con la mia creatività, non posso sbagliare. Tutto quello che si fa durante i laboratori (di diverso tipo) non è copiare il conduttore, ma semplicemente seguirne le proposte. Ci chiamiamo infatti conduttori e non insegnanti perchè il nostro compito è quello di guidare il gruppo attraverso le nostre indicazioni e non di insegnare qualcosa. Seguendo così ciò che viene proposto ognuno metterà del suo in ciò che fa e il prodotto sarà assolutamente personale e unico. Spesso quando si scivola nell'atto di insegnare si fa l'errore di voler amalgamare il gruppo, omologare le persone e fissare un obiettivo comune, creando così un gruppo clone dell'insegnante stesso.

Buon inizio settimana

M. e S.