"Quel che ci tranquillizza [...] è infilare un filo, quel famoso filo del racconto di cui è fatto anche il filo della vita", dice Musil. Il filo è il caos fatto ordine, è il groviglio che trova struttura, è la linea che esce dal labirinto. Filare, pensare, scrivere: tutte azioni che sgorgano da questa necessità primordiale di imprimere una forma, una direzione, un senso. Già la Bibbia indicava, accanto al bisogno del cibo, quello di avere una "seconda pelle" come protezione. Filava Eva, tesseva Penelope, cuciva e lavorava a maglia Maria. Dal filo di Arianna alla tela di Aracne, dalla corda di Ananke alle abilità tessili di Atena [...]. Filare il filo del pensiero a partire da un confuso ammasso di pensieri e intuizioni, torcerlo e ritorcerlo fino a dargli compattezza e robustezza, avvolgerlo in matasse sull'arcolaio della mente e poi aggomitolarlo intorno a quel gomitolo che può apparire il cervello con le sue volute, come se si lavorasse la lana o il lino, è un dare al pensiero forma, senso e struttura.
"Tratto da "Il filo del pensiero" di Francesca Rigotti
M. e S.