Spesso quando nei nostri laboratori proponiamo atti artistico - creativi, vediamo il terrore insinuarsi tra gli occhi dei partecipanti. Cosi' non appena distribuiamo dei pennelli ci sentiamo rispondere "ma io non so dipingere!" o quando proponiamo "adesso ci muoviamo un po'" di contro ci rispondono "ma io non so ballare!".
Per seguire i nostri percorsi, non è necessario essere ballerini nè pittori, ma semplicemente essere.
La paura di sbagliare ci blocca, cosi' finisce che per non sbagliare non facciamo. Ma quando si è se stessi nell'atto creativo, non ci può essere un giusto o uno sbagliato, è quando mentiamo o ci camuffiamo che troviamo l'errore, ma con quell'errore dobbiamo fare i conti da soli.
In questi giorni viene inaugurata a Palazzo Reale a Milano una mostra su Pablo Picasso. Picasso era un grandissimo pittore a livello realista (per intenderci sapeva disegnare ciò che è la realtà cosi' come la vedono i nostri occhi), ma la sua vera fortuna è stata quella di stravolgere questa realtà, di rompere gli schemi e di tirar fuori il suo genio. Una sua frase in particolare rispecchia bene ciò di cui vi sto parlando, e recita cosi': "La pittura è una professione da cieco: uno non dipinge ciò che vede, ma ciò che sente, ciò che dice a se stesso riguardo a ciò che ha visto".
Questa frase meravigliosa, la applichiamo a tutti i nostri laboratori: se cuciamo non bisogna essere sarti, se dipingiamo non bisogna essere pittori, se balliamo non bisogna essere ballerini ecc ecc all'infinito per tutto ciò che comprende la creazione artistica. C'è poesia in una pennellata di acquerello se questa ci rappresenta e lo si capisce semplicemente osservandola, porta con sè tutta l'energia che le abbiamo dato. Cosi' in un semplice gesto può esserci più emozione che in un'intera coreografia di repertorio, perchè è l'anima che si muove.
Quando balliamo con gli ospiti di Case di riposo o con pazienti diversamente abili, nessuno si alza in piedi...balliamo con le mani, con i nastri, con la luce, con i pennelli, con la testa...lasciamo che il nostro movimento, seppur lieve, abbia in sè tanta forza da muovere qualcos altro. E quella forza non la troviamo nel gesto plateale, ma la troviamo tra le pieghe del sottile, è li' che ricerchiamo la poeticità, di quelle grida silenziose che piano piano vengono fuori.
Lasciamoci andare, buttiamoci, capovolgiamo le cose, se la vita ci ha catalogati, togliamoci le etichette...chi l'ha detto che un medico non possa essere uno scultore o che un ragioniere non possa dipingere e sentirsi-essere pittore?! Ognuno di noi può essere tutto quello che desidera, perchè in qualsiasi cosa ci metta passione ed emozione riuscira' bene!
M. e S.