(Il post di oggi è in realtà una parte di una mia relazione scritta per un esame in Accademia...tema: il vuoto come risorsa)
Spesso pensiamo al vuoto come a qualcosa di negativo, per cui ci riempiamo di cose da fare o di cose da comprare per colmare quello spazio che ci fa paura. Invochiamo tanto le vacanze e il riposo, ma in realtà abbiamo il terrore del "non fare niente", perchè stare nell'assoluto ozio significa stare vicino ai propri pensieri, e siamo davvero cosi' coraggiosi da farlo?!
Eppure è nel vuoto che la creatività trova spazio per muoversi, è nella noia che fuoriescono le idee, cosi' il vuoto si trasforma da un negativo buco nero senza confini ad un accogliente spazio da riempire. Ecco a cosa serve il vuoto.
Ognuno di noi darà al vuoto il volto e il nome che preferisce, ma per tutti sarà quella dimensione che vista da una prospettiva sembra terribile e angosciante, vista da un'altra prospettiva invece è qualcosa di vitale e indispensabile.
Qualche mese fa alcune amiche dell'Accademia ed io, partecipammo alla nuova performance di Marina Abramovic a Milano. Veniva proposto un percorso, di 2 ore, in cui stare completamente alienati da tutto ciò che sta intorno (tramite cuffie insonorizzate) e totalmente immobili in tre posizioni differenti, a contatto con dei metalli. Durante quella performance penso che ci siamo avvicinate a ciò che è il vuoto e paradossalemte abbiamo constatato come il vuoto sia pieno.
All'inizio ci si sentiva mancare la terra sotto i piedi, nessun rumore, solo il battito del proprio cuore. Poi piano piano affiorano pensieri uno dietro l'altro e si è soli con se stessi, come mai lo si è stati nella vita. Abituati al frenetismo eccoci immobili, scalpitanti, vorremmo scappare (e c'è chi lo fa svenendo), vorremmo guardarci intorno per controllare cosa succede (perchè non ci fidiamo mai di quello o di chi abbiamo intorno), vorremmo togliere le cuffie per sentire (perchè siamo abituati al rumore e ci spaventa il silenzio)...eccolo il vuoto.
E allora non lasciamoci spaventare dal niente, perchè il niente si può colmare. E' il tutto che spesso va alleggerito e noi abbiamo più bisogno di togliere che di aggiungere. Mi piace quindi pensare al vuoto come ad un bel cestino di vimini, che teniamo a braccetto e nel quale metterci castagne, funghi o tutto quello che ci piace raccogliere nei boschi, a patto che partiamo da casa con il cestino vuoto! ;-)